Cinema

Joseph Fiennes: "Ecco il mio Mandela"

Joseph Fiennes: "Ecco il mio Mandela"

E’ importante, dice Joseph Fiennes, che «siano proprio i bianchi a raccontare le storie di soprusi di cui sono stati protagonisti in molte parti del mondo. C’è una responsabilità che pesa sulle spalle dell’Occidente ed è giusto che da qui partano gli interrogativi sulle molte ipocrisie ancora vive». Esile e pensoso, cresciuto all’inimitabile scuola del teatro inglese, in una famiglia di artisti, Fiennes parla con passione del suo viaggio nell’apartheid e dell’incontro con la figura di James Gregory, il carceriere di Nelson Mandela sulle cui memorie si basa il film di Bille August Il colore della libertà: «Il mio personaggio compie un lungo percorso di trasformazione, all’inizio è il secondino scelto per sorvegliare quello che viene considerato il più grande terrorista dell’Africa. Poi arriva a comprendere la grande statura umana di Mandela, a conoscerne la cultura e gli ideali, il che lo rende anche molto vulnerabile rispetto alla società in cui vive». Mandela non ha ancora visto Il colore della libertà, ma gli è stato inviato un dvd e il regista Bille August confessa di aspettare con ansia le reazioni del grande leader: «Il suo modo di vivere la prigionia - osserva Fiennes - è quasi zen, una volta Mandela disse “ho dovuto restare in carcere finché non sono riuscito a liberare i miei carcerieri” ». Di quel giorno, l’11 febbraio 1990, il giorno della liberazione di Nelson Mandela, dopo 27 anni di galera, Fiennes non ha un ricordo preciso, mentre ha bene in mente, nella Londra Anni 70 dove è cresciuto, i banchi organizzati nelle strade per raccogliere firme contro l’apartheid: «Ogni volta che passavo, firmavo, e, più facevo domande più prendevo coscienza di quella situazione agghiacciante. E’ una realtà molto complessa che, forse tra 200 e 300 anni, valuteremo meglio, soprattutto per quanto riguarda l’influenza delle forze esterne in Africa e Sud Africa. E’ poi stato importantissimo imparare un po’ della lingua Xhosa, e anche apprendere il combattimento con il bastone, un’esperienza fondamentale nell’infanzia di James, perchè era parte di una cultura estranea alla sua». In concorso all’ultimo FilmFest di Berlino, Il colore della libertà arriva il 30 sui nostri schermi, in 150 copie distribuite dall’Istituto Luce.